Romano (SIULP): "Abbiamo perso tutti, ma la presenza del sindacato confederale è garanzia di legalità: nessuna direttiva politica a monte dei servizi di ordine pubblico. Esistono errori operativi, ma anche i professionisti del disordine che continuano ad operare nella totale impunità"
Felice Romano, Segretario Generale del Siulp, interviene sulle polemiche dopo le cariche che si sono verificate a Firenze e a Pisa durante alcune manifestazioni non autorizzate e nelle quali alcuni manifestanti non si sono attenuti al rispetto delle prescrizioni date dall'Autorita' di PS: " Si sono verificati eventi – sottolinea Romano - che dovrebbero indurre tutti a riflettere in modo profondo e pacato, per evitare che quelle scene si possano ripetere ancora nel futuro. Giacché quando si verificano questi fatti, abbiamo perso tutti. Ha perso lo Stato, che non è riuscito ad evitare che si verificassero; ha perso la democrazia, perché quando dei cittadini hanno bisogno di violare le norme e i regolamenti per dimostrare e affermare le proprie idee, vuol dire che c'è chi confonde la democrazia con l'anarchia; ha perso la civile convivenza, perché la violenza è la disgregazione di ogni forma di democrazia. Ecco perché questo è il momento della riflessione e non aiutano certo coloro i quali, anziché interrogarsi sui motivi e sulle responsabilità di tutte le parti che concorrono alla gestione dell'ordine pubblico, soffiano irresponsabilmente, e speriamo inconsapevolmente, sul fuoco della disgregazione sociale e dell'odio che, in passato, ha portato gravissime conseguenze al nostro Paese".
"Condividiamo quanto anticipato dal Capo della Polizia, Prefetto Vittorio Pisani, sicuramente condivisa anche dal ministro Piantedosi, circa la necessità di fare una riflessione al fine di garantire sempre il diritto a manifestare, come previsto dalla nostra Costituzione, ma anche a mettere in sicurezza gli obiettivi sensibili affidati alla vigilanza dei poliziotti. Riteniamo che questa sia la strada necessaria e obbligata per tutelare le libertà individuali, oltre a quelle di donne e uomini in uniforme a cui è affidata la tutela anche dei diritti di tutti gli altri cittadini".
"Il diritto a poter manifestare pacificamente, nel rispetto delle leggi e delle regole che presiedono l'amministrazione di uno Stato democratico, rappresenta un dogma di ogni democrazia che trova, e troverà sempre, nella Polizia di Stato la prima sentinella a garanzia di tale diritto. La gestione dell'ordine pubblico è, sicuramente, uno dei terreni più complessi e imprevedibili sui quali la Polizia di Stato si confronta quotidianamente, considerato che la sua buona riuscita non dipende solo dall'attività delle forze di polizia ma anche, e soprattutto, dal comportamento di chi organizza e/o partecipa alle manifestazioni".
"Ne sono testimonianza i numeri delle sole manifestazioni poste in essere dallo scorso 7 ottobre ad oggi a favore della Palestina. A fronte di ben 1023 manifestazioni effettuate solo il 3%, peraltro tutte quelle che sono state attuate senza preavviso o rispetto dei precetti previsti dall'Autorita' di P.S., hanno registrato scontri con feriti e provvedimenti di fermo o denunce. Emerge subito, con forza, da quanto appena affermato, una situazione chiara. Non esiste, e mai potrà esistere sino a quando nella Polizia di Stato vi sarà la presenza del sindacato confederale quale presidio di legalità, nessuna direttiva politica che imponga ai poliziotti comportamenti o atteggiamenti che prescindano dalle leggi varate dal legislatore o dall'etica e dai valori che sono contenuti nel giuramento di fedeltà e lealtà che ogni poliziotto fa all'atto di intraprendere il servizio. Esistono errori organizzativi, gestionali e anche umani che, però, sono sottoposti sempre al vaglio amministrativo e penale che ne verificano la legittimità e la rispondenza ai dettami della legge e dei regolamenti che presiedono lo svolgimento del nostro servizio".
"Parimenti però, esistono i professionisti del disordine, più volte emersi e molti anche identificati e perseguiti secondo i dettami della legge, che non perdono occasione per sfruttare ogni situazione pubblica per affermare la loro violenza e il loro disprezzo per lo Stato, le Istituzioni democratiche e tutto ciò che è loro espressione, come ad esempio le Forze di Polizia. Tali professionisti del disordine continuano imperterriti nella loro devastazione e diffusione dell'odio e della violenza perché hanno la totale certezza dell'impunità".
"Ecco perché, da anni invochiamo un tavolo di confronto che metta insieme tutte le parti interessate per stabilire regole di ingaggio chiare e stringenti per tutti. Per le Forze di Polizia ma anche per chi organizza le manifestazioni e chi vi partecipa, prevedendo sanzioni certe e immediate che scoraggino il ricorso alla violenza o alla sopraffazione come strumento per rappresentare le proprie idee che nulla a che vedere con il danneggiamento di sedi e uffici di banche, ambasciate, sinagoghe o chiese".
Redazione