Venerdì 28 Ottobre 2011 15:49
Marco Mambelli
Questo nuovo fenomeno radicatosi in maniera esponenziale sulla rete web ha raggiunto livelli che hanno dell’incredibile. Lo scenario emerge dal rapporto sui consumi mediatici del Censis, che evidenzia una crescita dei social network su internet. La prima in classifica, con il 61,6% è Facebook, segue poi YouTube con il 60,9%, Messenger con il 50,5%, Skype con il 37,6% e MySpace con una popolarità del 31,8%. In questo mondo virtuale sono soprattutto i giovani ad avere il primato. Purtroppo questo nuovo fenomeno mediatico ha compromesso gravemente altre attività, come ad esempio la lettura di libri. Infatti il 42% circa degli iscritti a Facebook ha dichiarato di dedicare meno tempo ad altre attività. Ovviamente la forte crisi economica globale che ha anche travolto il nostro paese, non ha certo aiutato la stampa periodica a riprendersi dal declino. La lettura, anche occasionale, dei settimanali coinvolge nel 2009 il 26,1% degli italiani (-14,2%) e quella dei mensili il 18,6% (-8,1%), con un calo vistoso rispetto al biennio precedente. In leggera flessione anche la lettura dei libri, che era cresciuta per tutto il decennio, raggiungendo il 59,4% nel 2007, per ripiegare poi al 56,5% nel 2009. Comunque oltre alle statistiche, penso sia indispensabile riflettere su una serie di aspetti collegati ai social network. Non a caso il garante per la privacy ha deciso di predisporre una guida sintetica per informare tutti coloro che intendono entrare per la prima volta, nonché coloro che già frequentano, questo nuovo strumento. I social network sono strumenti che danno l’impressione di uno spazio personale, o di piccola comunità. Si tratta però di un falso senso di intimità che può spingere gli utenti a esporre troppo la propria vita privata, a rivelare informazioni strettamente personali, provocando “effetti collaterali”, anche a distanza di anni, che non devono essere sottovalutati. Il crescente uso dei siti di social network, ha ovviamente anche attratto l’attenzione di hacker e malintenzionati che vedono in questi social la possibilità di rubare informazioni e anche trovare una fonte di reddito da queste tecnologie.