Italia, Caserta, 29 aprile 1945 , viene firmata la resa delle truppe tedesche e della Repubblica Sociale Italiana ;
Francia, Reims, 7 maggio 1945: I plenipotenziari tedeschi firmano la definitiva resa del III Reich ;
...ma in Asia si combatte ancora.
Giappone, Tokyo, 14 agosto 1945:
dopo molti giorni di riflessione e di riunioni inconcludenti, l'Imperatore Hirohito impone al Governo di accettare la richiesta di resa avanzata dagli Alleati. Parte dei ministri non condividevano tale decisione, ma obbedienti si inchinarono alla volontà del Capo dello Stato. Non che avessero molta scelta, la Marina Militare era quasi del tutto distrutta e l'Aeronautica, non più in grado di contrastare gli aerei avversari, si era ridotta a svolgere quasi esclusivamente missioni suicide.
Anche la marina mercantile non aveva più navi con cui far giungere rifornimenti alla madrepatria dalle zone ancora occupate e la produzione industriale era in calo vertiginoso, ugualmente le scorte alimentari erano in rapida diminuzione. La distruzione di Hiroshima (6 agosto) e di Nagasaki (9 agosto) con i nuovi ordigni di cui disponevano gli americani, le bombe atomiche, aveva dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che continuare la guerra sarebbe stato solo un suicidio di massa. Tanto per aggiungere ulteriore motivo di disperazione, come se non ce ne avessero già abbastanza, l'Unione Sovietica, che per tutta la durata del conflitto aveva rispettato il patto di non aggressione sottoscritto con il Giappone nel 1941, aveva deciso di dichiarare guerra all'Impero del Sol Levante anche se l'accordo, che aveva durata quinquennale, era ancora in vigore. Il 15 agosto i sudditi di Hirohito poterono ascoltare alla radio la voce del loro Imperatore che annunciava che la guerra era finita e che il Giappone si era arreso; l'impensabile era accaduto. Solo poche ore prima un manipolo di militari aveva persino tentato un colpo di stato per impedirlo, ma avevano fallito. Per mesi si sarebbero susseguiti i suicidi dei tanti, militari i più, ma spesso anche civili, che trovavano insopportabile sopravvivere alla vergogna della sconfitta.
Corazzata USS Missouri, baia di Tokyo, 2 settembre 1945:
a bordo della nave da guerra statunitense, si tiene la cerimonia della firma della resa del Giappone. Nello sfacelo generale dell'organizzazione militare nipponica era quasi scontato che molte unità avrebbero ricevuto le disposizioni di resa con un certo ritardo e, in effetti, ci sarebbero volute ancora molte settimane per informare tutti i reparti. Era tutto finito? No, c'era ancora chi, senza sapere della fine della guerra o non credendo vera la notizia della resa (pensavano fosse un trucco del nemico...) continuò a combattere o perlomeno a nascondersi per non essere "catturato" e lo avrebbe fatto per anni. Eccone alcuni, senza pretesa di completezza.
Indocina, 1950, muore in combattimento il Magg. Takuo Ishii e nello stesso anno, nelle Filippine, si arrende il soldato Akatsu Yuichi; giugno 1951 isola di Anatahan (facente parte delle isole delle Marianne Settentrionali), si arrendono 19 giapponesi e nel 1953, sulla vicina isola di Tinian è fatto prigioniero il soldato Susumu Murata. 1954, è ucciso, nella Filippine, il caporale Shoichi Shimada e, sempre nel 1954, fece rientro dall'Indocina il Ten. Kikuo Tanimoto.
Isola di Guam, 1960, è catturato il soldato Bunzo Minagawa e successivamente si arrende il serg. Ito Tadashi; ancora nell'isola di Guam, nel 1972, si arrende il caporale Yokoi Shoichi ; nello stesso anno, nelle Filippine, cade in uno scontro a fuoco il soldato Kozuka Kinshichi. Sempre nelle Filippine, nel 1974 si arrende il Ten. Hiroo Onoda e, poco dopo, in Indonesia, il soldato Teruo Nakamura.
Nel 1980 il Cap. Fumio Nakahira si consegna alla polizia dell'isola di Mindoro (Filippine) e , infine, nel 1989 Hashimoto Shigeyuki e Tanaka Kiyoaki escono finalmente dalle foreste tra Malesia e Tailandia dopo 45 anni dalla resa del Gippone.
Pa.Ri