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L’alba tragica della vergogna.

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Sono le prime luci dell’alba del 7 dicembre 1941. Alcune ore prima da cinque portaerei dell’impero del sol levante, facenti parte della squadra di attacco comandata dall’Ammiraglio NAGUMO , è partita la prima ondata di aerosiluranti, bombardieri e caccia nipponici diretti alle isole sandwich, le hawaii Statunitensi. Il Comandante a capo del gruppo di attacco, il Colonnello Fuchida, giunto in vista del suo obbiettivo, ovvero la base navale di Pearl Harbor, in cui era alla fonda l’intera flotta USA del Pacifico, comunicò con grande soddisfazione ed entusiasmo all’Ammiraglio NAGUMO l’ormai celebre messaggio in codice TORA…TORA…TORA (TIGRE..TIGRE..TIGRE), ovvero che il piano era riuscito, l’attacco era iniziato con successo e che la flotta USA era stata colta di sorpresa. L’attacco ignobile alla flotta USA provocò il danneggiamento e la distruzione di quasi tutte le unità navali alla fonda. Fù un vero e proprio massacro. I Giapponesi, con grande professionalità studiarono ed attuarono il piano d’attacco con grande attenzione. Non calcolarono che, le migliaia di vittime civili e militari, provocarono la reazione del gigante Americano. Il barbaro attacco fece reagire l’opinione pubblica ed il suo Presidente che, in un memorabile discorso alla nazione, ne incarnò lo spirito. Gli americani non si meritavano di essere attaccati in maniera così ignobile, anche perché da diverse settimane prima dell’attacco, il Governo USA cercava di trattare con Tokio per evitare la guerra. Ormai il destino era segnato. La guerra da quel giorno avrebbe cambiato il suo corso. Nonostante le forti perdite, la marina Statunitense, grazie al grande sforzo economico proveniente dal governo federale, riuscì a riparare e riarmare le navi colpite, nonché a ricostruire delle nuove unità navali. Tali sforzi permisero alle forze armate statunitensi di proseguire con grande determinazione nei confronti di che stava devastando l’intero pianeta con un conflitto bellico disumano e feroce.