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Teatro Dehon di Bologna, in scena Lella Costa con "Otello, di precise parole si vive"

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Lella Costa SerenaSerrani

Raccontare l'Otello con Lella Costa significa provare a capire cosa possiamo fare, noi maschi, per emanciparci dall'umiliante condizione di oppressori a cui siamo condannati dalla storia". Così, nelle sue note di regia, Gabriele Vacis parla di 'Otello, di precise parole si vive', lo spettacolo che Lella Costa riprende e aggiorna dopo 24 anni e che sarà in scena dall'8 al 10 novembre (ore 21, domenica ore 16) al Teatro Duse di Bologna.

Scritto dall'attrice milanese insieme allo stesso Vacis, la pièce si avvale della scenofonia di Roberto Tarasco e delle scene di Lucio Diana.

"Ho sempre pensato che Otello fosse la tragedia dell'uccidere per amore, ma non c'è mai amore quando c'è violenza e sopraffazione. E questo ce l'hanno insegnato le donne. Le più giovani in modo molto risoluto" prosegue Vacis. L'idea secondo cui Otello uccida Desdemona per amore, "è un principio patriarcale e il patriarcato ce l'abbiamo dentro, in profondità" rimarca il regista, ben oltre il comportamento maschilista. "Prima di tutto – aggiunge - si tratta di trovare le parole, precise parole che ci aprano alla comprensione di tutti gli Otelli vittime di sé stessi prima ancora che dei tanti Iago che ci ammorbano, ma soprattutto precise parole che ci aiutino a comprendere la tragedia vera di Desdemona, che si annida nel profondo delle anime.

'Otello, di precise parole si vive' ci parla, dunque, di quanto accade ancora oggi tramite la storia e le parole di Shakespeare che continuano "a stupirci, a incantarci – afferma Lella Costa - a volte ci aiutano perfino a capire chi siamo, cosa ci sta succedendo adesso". "Quando incontri una di queste storie perfette in genere te ne innamori e soprattutto ti rendi conto che non avrebbe alcun senso provare a inventarne un'altra per dire le stesse cose, ma che è lecito, forse perfino doveroso, continuare a raccontare quella. Precisamente quella – continua l'attrice - È quello che è successo a Gabriele Vacis e a me, e non una volta sola. È quello che ci ha entusiasmati a tal punto da pensare di riportare in scena, dopo 24 anni, il nostro Otello, preservando intatta la sostanza narrativa, ma intervenendo e modificando quelle parti in cui l'attualità, o meglio la contemporaneità, richiedevano un aggiornamento". "Se poi ci aggiungiamo una trama folgorante, il cui riassunto potrebbe sembrare notizia di cronaca di oggi, un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole, allora ci rendiamo conto di quanto bisogno abbiamo di continuare a raccontare e ascoltare questa storia – conclude - recisamente questa".

( Credit photo: Serena Serrani )

Redazione